RIGASSIFICATORE: democrazia e manipolazione

RICEVIAMO E VOLENTIERI DIFFONDIAMO – CONDIVIDENDO – QUESTA RIFLESSIONE
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RIGASSIFICATORE A SAVONA-VADO: PRINCIPIO DI AUTORITÀ’, SCAMBIO POLITICO, MANIPOLAZIONE DEL CONSENSO
di Franco Astengo (Politologo)
Dopo l’apice della polemiche estive ha preso nuovo slancio il confronto sull’ipotesi di spostamento della nave -rigassificatrice “Golar Tundra” dal porto di Piombino alla rada Savona – Vado: spostamento che dovrebbe essere effettuato entro il 2026.
La ragione di questo rinnovato interesse risiede in una maldestra operazione ordinata dal “Comitato Toti” ,che sostiene il presidente della Giunta Regionale della Liguria, commissionando a un istituto specializzato (IPSOS) un sondaggio d’opinione sul gradimento da parte dei cittadini liguri al riguardo di questa operazione.
Operazione che fin qui aveva suscitato grande contrasto tra la cittadinanza e le istituzioni savonesi verso la decisione del Presidente della Giunta Regionale; contrasto culminato nell’ormai famosa ferragostana “catena umana” di 16.000 persone schierate sulla costa da Albisola a Spotorno per dimostrare la contrarietà all’eventuale presenza dell’impianto in rada.
In questa occasione non entriamo nel merito della questione limitandoci al tema del sondaggio d’opinione la cui risultanze (si cercava di far passare come il 61% dei cittadini liguri fosse favorevole) sono state miseramente considerate del tutto inattendibili dallo stesso garante dell’Ag_com e gli stessi risultati non sono neppure pubblicati sul sito della stessa società che l’ha compiuto: in sostanza, per varie ragioni, che non ripetiamo l’esito dell’operazione è stato valutato come del tutto inattendibile.
Così come si sta svolgendo la vicenda è il caso comunque di sviluppare alcune considerazioni di carattere generale; appaiono in gioco tre punti meritevoli di analisi politica: principio di autorità, scambio politico, manipolazione del consenso.
Andando per ordine:
1) Principio di autorità. La decisione di spostamento da Piombino alla rada Savona – Vado nasce, infatti, qualche mese fa (luglio 2023) da una dichiarazione del presidente della giunta regionale ligure Toti in accordo con la società SNAM proprietaria dell’impianto e che si occupa – a livello nazionale – della distribuzione del gas, tema quanto mai delicato in presenza del conflitto russo -ucraino. SNAM è società partecipata con la maggioranza delle azioni in mano a Cassa Depositi e Prestiti. Il presidente della giunta regionale della Liguria ha annunciato a suo tempo il trasferimento senza aprire preventivamente un confronto istituzionale, né in seno al Consiglio Regionale, né nelle occasioni di confronto con le istituzioni locali limitandosi ad informative senza contraddittorio attraverso i tecnici. Va così in causa il principio di autorità derivante dal meccanismo dell’elezione diretta che evidentemente sollecita comportamenti di questo tipo. Questo elemento sollecita una riflessione di fondo proprio sul tema dell’elezione diretta a cariche monocratiche (tanto è vero che la -sbagliata – vulgata corrente ha trasformato la carica da presidente della giunta regionale a quella di Governatore che non esiste nella legislazione vigente: si tratta di una pericolosa deformazione giornalistica). Nello stesso tempo la discussione andrebbe aperta sul vero e proprio fallimento dell’istituto regionale a proposito della vera missione legiferante e di coordinamento legislativo affidate, a suo tempo, rispettivamente al Consiglio Regionale e alla Giunta e ormai del tutto disattese essendosi l’Ente trasformato quasi esclusivamente in soggetto di spesa e di nomine con al centro della sua attività la trasformazione della sanità pubblica in privata;
2) Scambio politico. L’occasione della vicenda della nave-rigassificatrice appare emblematica sotto questo punto di vista. Lo scambio politico è avvenuto in due direzioni: verso l’alto a causa della sollecitazione del Governo Centrale verso quello periferico Regionale per “aggiustare” una situazione specifica, quella di Piombino, che presentava problemi a causa dell’opposizione del Comune Toscano guidato da un Sindaco appartenente allo stesso partito della Presidente del Consiglio; verso il basso nel rapporto stabilito tra il Presidente della Giunta Regionale della Liguria e l’allora Signora Sindaco di Vado Ligure (tagliando fuori tra l’altro Savona e Quiliano comuni più direttamente interessati rispetto alla stessa Vado Ligure). Tralasciando la comune appartenenza politica fra il Presidente della Giunta Regionale e l’allora Signora Sindaco di Vado Ligure (da poco transitata in quella direzione) lo scambio ha assunto dimensioni evidenti allorquando, annunciata l’operazione senza contraddittorio, la Signora Sindaco di Vado Ligure ha rassegnato le dimissioni per assumere un importante incarico di nomina proprio da parte dell’amministrazione regionale;
3) Manipolazione del consenso. Di fronte a una crescente opposizione al progetto, opposizione che, fra l’altro, ha avuto come riferimento le istituzioni locali di tutti i Comuni interessati in contrapposizione con l’amministrazione provinciale (guidata da un presidente legato politicamente allo stesso Presidente della Giunta Regionale) si è verificato il tentativo di rendere pubblici i dati del presunto sondaggio cui si accennava all’inizio. Non entriamo nel merito degli evidenti punti di deficit scientifico di quella che è stata derubricata come “manifestazione d’opinione”. Il punto che fa riflettere è quello del tentativo di frapporre alla posizione assunta dalle istituzioni locali (verso le quali lo stesso Presidente della giunta regionale aveva assunto, in passato, atteggiamenti giudicabili non particolarmente corretti) una presunta “volontà popolare” posta al di fuori dal contesto geografico di riferimento. In sostanza un tentativo di rapporto diretto tra il Capo eletto direttamente (quasi si fosse trattato non di elezioni ma di un plebiscito: tentazione che aleggia anche negli atteggiamenti dell’attuale Governo della Repubblica) e la massa indistinta dell’elettorato (peccato che si trattasse di una serie di domande rivolte a 800 persone di cui non si conosce appartenenza territoriale e scansione demografica e sociale di riferimento).
Tutto questo come tentativo di riassunto di una situazione nel corso del cui svolgimento si intravvedono elementi di chiara difficoltà democratica.

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